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Operazione Tedoldi 2.0 n.4

Mi è successo qualcosa in una partita di torneo che mi ha parecchio colpito. Pensavo di aver giocato decentemente, anche se il mio avversario (Roberto Mazzon, 299 elo più di me) in fase di analisi mi ha detto che avevo commesso un errore grave. Ma io un po’ stentavo a credergli, anche se aveva vinto lui e quindi, ehm, era ovvio che ne avesse capito di più.

Poi abbiamo acceso il suo computer, per avere un’analisi più approfondita… e in effetti aveva ragione lui. Ho fatto un erroraccio devastante, che è bastato per perdere.

Quella partita l’ho disputata al torneo di Crema Memorial Ravaschietto che si è tenuto da venerdì 10 a domenica 12 settembre. È stato il mio 2° torneo post lockdown e finalmente ho avuto una performance maggiore rispetto al mio elo di partenza. Era molto tempo che non succedeva e forse posso andarne orgoglioso.

Ma quella partita…

Metto le mani avanti: sulla carta ero praticamente spacciato. Secondo le tabelle statistiche alla base del sistema elo, con un avversario di 299 punti superiore si hanno appena il 15% di possibilità di vincere. 15 è diverso da zero, il che lascia un po’ di spazio… insomma, giocando con un po’ di senno qualche risultato si può ottenere.

Io invece sono stato ben lontano dal giocare assennatamente. Già in fase di apertura ero (secondo la valutazione del computer) sotto di 2, come se avessi già perso 2 pedoni prima di sedermi.

Ma il dramma è stato alla 13ª mossa, quando ho spinto in g3. Il mio avversario ha commentato, diplomaticamente, che dopo quella si è sentito la partita in tasca. Ehm, e io che l’avevo pensata come chiave di volta della mia difesa!

Ma il computer, cosa ne pensava? Meno 5. Come se con quella mossa avessi perso una torre secca.

Da quella posizione in poi la sensazione di Mazzon si è dimostrata corretta: ha vinto dopo il mio abbandono alla 32ª. Peraltro, nella valutazione del computer, di errori non ne ho praticamente commessi più. Ho fatto spesso le mosse scelte dalla macchina, e se non erano quelle ci si avvicinavano, con pochi centesimi di differenza in quanto a valutazione. Purtroppo ero così in svantaggio che non è servito. Anche Mazzon ha giocato le prime scelte, ed è rimasto in vantaggio.

Quando ho iniziato a partecipare ai tornei, nell’era geologica pre-computerizzata, era una norma di buona creanza analizzare la partita insieme all’avversario (con l’ausilio magari di qualche amico angolista). Si scambiavano opinioni, si scoprivano magari mosse rimaste nascoste alla vista.

Oggi non usa quasi più, anche a causa delle norme anti-Covid dei protocolli federali. A Crema la sala analisi nemmeno c’era, come giusta norma per evitare agli organizzatori punitivi provvedimenti di sanificazione continua. L’analisi della partita si fa in seguito, al computer, che ormai è così forte da essere certificatore di qualità. O forse, addirittura, dispensatore di verità.

(L’Operazione Tedoldi è una cosa che mi riguarda personalmente. È cominciata da una chiacchierata fatta al Circolo scacchistico di Treviglio intorno al 2007, e da una domanda che molti giocatori si pongono: un adulto che sappia giocare già da molti anni, pur essendo una schiappa come il giorno prima di imparare il gioco a che livello agonistico può arrivare…? Secondo un’opinione consolidata il limite è 2000 elo. Io ci sto provando)

Leggi anche: L’Operazione Tedoldi 2.0 e il ritorno agli scacchi in presenza

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Autore

Guido Tedoldi

Nato nel 1965 nel milieu operaio della bassa Bergamasca. Ci sono stato fino ai 30 anni d’età, poi ho scelto di scrivere. Nel 2002 sono diventato giornalista iscritto all’Albo dei professionisti. Nel 2006 ho cominciato con i blog, che erano tra gli avamposti del futuro. Ci sono ancora. Venite.

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