Il bilancio del 62° Festival Pianistico Internazionale Brescia-Bergamo merita un giudizio positivo. Anzitutto per la scelta tematica “Noches de España” che ha allargato l’orizzonte musicale a confini (oltre la Spagna fino all’America Latina) spesso ignorati almeno dai luoghi comuni. Poi per la qualità artistica dei solisti: sia quelli ormai affermati sia per i giovani emergenti. Infine per i programmi ascoltati che hanno coperto un vasto territorio del repertorio compositivo mondiale (compreso quello contemporaneo).
Unico neo certo non irrilevante: l’annunciata e programmata presenza della pianista francese Helene Grimaud – a nostro giudizio l’artista più attesa e gettonata – cancellata all’ultimo momento.
Rimangono comunque tre i vertici musicali e concertistici di questa rassegna.
Il primo coincide con la serata inaugurale con un elogio a tutti i musicisti protagonisti: la stupefacente Sloveniam Philarmonic, poco nota da noi ma tra le formazioni europee più blasonate, che ha esaltato con autorevolezza un repertorio non scontato come la Rapsodie Espagnole, Concerto per pianoforte e orchestra per la sola mano sinistra e Bolero di Ravel oltre al Capriccio spagnola op. 34 di Rimski-Korsakov; il giovane ancorché efficace e preciso direttore Kakhi Solomnishvili, il solista Pierre-Laurent Aimard che ha confermato tutte le sue doti interpretative e tecniche nel concerto raveliano.
Il secondo è relativo all’ennesimo ma non per questo meno esaltante recital del pianista Grigory Sokolov (nella foto di copertina): a suo agio da grande pianista in ogni repertorio come questo (“inaspettato”) con Fantasie, Pavane, Gagliarde del cinquecentesco inglese William Byrd ( oltre a 4 Ballate e 2 Rapsodie di Brahms). Un Sokolov metafisico con introspezioni oniriche, al tempo stesso estremamente lucido e rigoroso in ogni fraseggio e respiro, con notevoli spunti di alto lirismo sonoro.
Infine la performance ritmicamente elettrizzante e entusiasticamente coinvolgente (raramente si è visto un pubblico così empatico di ovazioni e gioia plaudente) di una Orchestra Giovanole dello Stato di Bahia tanto sconosciuta quanto superbamente brava e preparata, senza tema di paragoni. Oltre alla sicurezza inappuntabile e al perfetto equilibrio di tutte le sezioni ( quella percussiva in particolare, numorosa) il centinaio di giovani musicisti ha fatto toccare con mano il divertimento di suonare insieme, alla stregua di un gioco ludico e artistico inebriante e coinvolgente. Sia nell’affrontare i ” loro” ( brasiliani) compositori come Antonio Gomes e Osvaldo Golijov, sia nell’eseguire pagine autorevoli di Bernstein, Copland, Ginastera. Merito anche dell’ottimo direttore Ricardo Castro oltre alla compartecipazione del duo pianistico Kucas e Arthur Jussen veri acrobati della tastiera.