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Questo 2018 si è caratterizzato per l’inseguimento di Fabiano Caruana a Magnus Carlsen e al suo titolo di campione del mondo. Il dado è stato tratto a Berlino tra il 10 e il 28 marzo, al torneo dei Candidati – disputato tra gli 8 finalisti di un ciclo biennale predisposto dalla Fide, la Federazione mondiale degli scacchi, per scegliere lo sfidante da contrapporre a Carlsen con titolo in palio. Il torneo l’ha vinto Caruana con una performance elo di 2887, con un bilancio di +5 =8 –1 e superando Shakhriyar Mamedyarov (l’unico in grado di sconfiggerlo) e Sergey Karjakin. Pochi giorni dopo (dal 31 marzo al 4 aprile) si disputa il Grenke Classic in Germania, tra Karlsruhe e Baden Baden. I 2 pareggiano la loro partita, ma Caruana vince il torneo con +4 =5 davanti proprio a Carlsen (+2 =7). Ancora ad aprile lo scontro è a distanza. Caruana (dal 18 al 30) disputa a Saint Louis il campionato Usa, chiuso a 12 partecipanti di XVII categoria Fide (elo medio 2674). Arriva 2° con +6 =4 –1 e performance di 2836, superato da Samuel Shankland. In contemporanea (dal 19 al 28) Carlsen disputa a Shamkir, in Azerbaijan, il Memorial Gashimov, chiuso con 10 partecipanti e XXI categoria Fide (elo medio 2768). Lo vince con +3 =6 e performance di 2884. Dal 22 luglio al 1° agosto Carlsen ha disputato il torneo di Biel. Non lo ha vinto lui bensì Shakhriyar Mamedyarov, n. 3 al mondo con elo 2801. Qui i partecipanti erano 6, con formula a doppio round-robin, Mamedyarov ha vinto 5 partite, tra cui una con Carlsen, e pattate le altre 5, per una prestazione monstre di 2921 elo che è la migliore finora dell’anno a tempo lungo. Biel è stato il terzultimo impegno agonistico di Carlsen prima del match Mondiale di novembre a Londra. Il penultimo sarà la Sinquefield Cup del 18÷28 agosto e l’ultimo la Coppa Europa per club dell’11÷19 ottobre. Anche Caruana sarà alla Sinquefield, poi farà l’Olimpiade del 23 settembre÷7 ottobre da prima scacchiera degli Usa e infine l’open dell’Isola di Man del 20÷28 ottobre.

Entrambi gli sfidanti per il Mondiale hanno progettato una preparazione agonistica simile: tornei fortissimi fino all’ultimo mese, e poi un ultimo impegno con avversari un po’ più abbordabili. Carlsen gli «abbordabili» ha pensato di affrontarli alla Coppa Europa per club invece che all’Olimpiade per nazionali (dove la sua Norvegia non era accreditata per una corsa di testa e quindi per diversi turni avrebbe dovuto affrontare squadre di livello non probante per un campione del mondo) mentre Caruana, che invece va all’Olimpiade per vincerla, ha pensato di trovare gli «abbordabili» in un open.  Il 29 agosto si è conclusa la Sinquefield Cup a Saint Louis, dove si è verificato l’ultimo incrocio tra Carlsen e Caruana prima del match mondiale. E tutto è andato in parità, se non con un leggero vantaggio per Caruana, il quale è stato 1° nella classifica del torneo in solitaria fino all’ultimo turno, in cui ha pattato con Wesley So, essendo così raggiunto da Carlsen e Aronian. Da regolamento 2 dei 3 avrebbero dovuto disputare un match a tempi rapidi, preceduto dal lancio di una moneta per stabilire l’escluso, ma Caruana non ha voluto farlo anche perché i premi in denaro, a prescindere dal risultato di quel match, sarebbero stati divisi equamente. E anche perché un match rapid lui avrebbe dovuto disputarlo lo stesso: con So per stabilire il finalista del Gran Chess Tour, di cui la Sinquefield era l’ultima tappa. In effetti la finale del Gct si disputerà a dicembre a Londra, e 3 dei 4 aventi diritto erano già noti. Caruana e So dovevano disputarsi il 4° posto. Ha vinto Caruana.

L’incrocio tra i 2 sfidanti per il Mondiale si è disputato al 7° turno, il 25 agosto. Carlsen aveva il bianco, ha raggiunto una posizione giudicata favorevole ma non è stato in grado di concretizzarla. Alla 41ª mossa Caruana avrebbe potuto reclamare la patta per ripetizione di posizione, ma non l’ha fatto, probabilmente strasicuro di essere ormai in vantaggio o perlomeno in posizione pari. La patta l’ha chiesta il campione in carica. Nelle altre partite del torneo gli sfidanti hanno ottenuto risultati identici: 2 vittorie da bianco con Nakamura e Karjakin e 7 patte. Il 5 ottobre sono terminate le Olimpiadi. Un’edizione dai numeri straordinari. Alla fine le squadre del torneo open con elo medio superiore a 2600 sono state 22, di cui 5 con elo medio oltre i 2700. Tra le prestazioni individuali, ben 8 giocatori sono andati oltre i 2800, con il peruviano Jorge Cori (3ª scacchiera della sua squadra) autore di un 2925 mostruosamente fuori misura per i nostri tempi. Tra le 1ª scacchiere grandi prestazioni anche per Ding Liren, 2873 per la Cina, e Fabiano Caruana, 2859 per gli Usa. Fabiano Caruana, con la sua prestazione, ha dimostrato di avvicinarsi al match mondiale in buona forma, sebbene qualche suo tifoso sembri un po’ preoccupato: per la 2ª volta in poche partite ha pattato, invece di vincere, un finale vantaggioso di T+A. Il 19 ottobre si è concluso l’Ecc, il Campionato Europeo per Club scacchistici. La notizia è che il miglior giocatore NON è stato Magnus Carlsen bensì Ding Liren: tra le 1ª scacchiere ha ottenuto 4,5/6 performando 2849 elo. Solo un altro giocatore ha performato più di 2800, Radoslaw Wojtaszek (4,0/6, 2803). Carlsen è arrivato 3° con 3,5/6, vincendo 1 sola partita e performando 2776. Peraltro le 2 prestazioni individuali più ragguardevoli sono state di giocatori italiani: Daniele Vocaturo ha ottenuto 5/5 in 5ª scacchiera sconfiggendo tra gli altri Pavel Eljanov, (2703) e performando un incalcolabile 3341, Danyyl Dvirnyy ha ottenuto 3/3 da 2ª riserva con performance di 2970. Anche la squadra di Carlsen, la Valerenga, non ha brillato: ha chiuso al 5° posto.

Il match mondiale si è finalmente disputato a Londra, dal 9 al 28 novembre. Le 12 partite a cadenza lunga sono finite tutte con patte di altissimo livello, con pochissimi errori da entrambe le parti e lunghi momenti di perfezione scacchistica (perlomeno quella che oggi si può definire in questo modo, avallata dai calcoli dei motori scacchistici più forti effettuati su computer superpotenti). Questo risultato poteva essere, almeno statisticamente, atteso: i due giocatori sono arrivati al match con un punteggio elo simile: 2835 Carlsen, 2832 Caruana. L’ultima volta che un match Mondiale si è disputato tra il n.1 e il n.2 del ranking mondiale fu nel 1990, con Garry Kasparov e Anatoly Karpov. La differenza tra di loro, però, era di 70 punti. Diverso il discorso per i playoff rapid e blitz, perché in entrambe le specialità Carlsen aveva il favore del pronostico essendo 1° nel ranking mondiale e aver detenuto dopo il 2013 anche i titoli Mondiali corrispondenti. Nello specifico del rapid (fonte Scacchierando) Carlsen è attualmente 1° con 2880 mentre Caruana è 10° con 2789, nel blitz Carlsen è 1° con 2939 e Caruana 18° con 2767. Ciò dà ragione della sconfitta nel playoff di Caruana, che in pratica ha però perso di tecnica soltanto la 1ª partita – un finale di torri e pedoni. Nella 2ª e 3ª partita, trovandosi nella necessità di rimontare, l’italoamericano ha forzato posizioni ancora incerte finendo col perdere. Complessivamente il bilancio dei precedenti tra i 2 sfidanti era +10=18–5 a tempo lungo e +13=4–6 a tempi rapidi, sempre a vantaggio del norvegese. Il fatto che Caruana abbia praticamente azzerato le distanze a tempo lungo e abbia perso soltanto agli spareggi rapidi, va a suo merito. Anche perché gli statistici hanno scoperto che dal 2007 Carlsen ha disputato 10 playoff a tempo rapido per vincere tornei o match, compreso questo mondiale: e li ha vinti tutti. Peraltro il norvegese, intervistato circa l’opportunità (se non la correttezza) di assegnare un titolo Mondiale a tempo lungo con degli spareggi rapidi, si è detto favorevole ad aumentare il numero delle partite, magari a 16 o 18, pur conscio del fatto che a tempi rapidi lui sia personalmente avvantaggiato sulla maggior parte degli avversari.

Arrivati a questo punto, fatti i complimenti a entrambi i giocatori per aver mostrato lo stato dell’arte degli scacchi contemporanei e fatti i complimenti a Carlsen per la vittoria, mi permetto una digressione. Il discorso su quale potrebbe essere la formula ideale di un match Mondiale è controverso e potenzialmente lunghissimo. Una proposta che intriga la fece a suo tempo Bobby Fisher, dicendo di assegnare il titolo al primo che vincesse 9 partite, senza contare le patte. Vincere 9 partite contro lo stesso avversario sarebbe in effetti una dimostrazione di merito, ma il rischio è che il match si prolunghi per settimane o mesi. Nel 1985, per esempio, a Karpov o Kasparov sarebbe bastato vincere 6 partite senza contare le patte. Dopo più di 3 mesi, però, i 2 erano ancora 5-4 e le patte erano diventate 37. Giocatori, staff e appassionati di scacchi di mezzo mondo erano stremati e non si vedeva una via d’uscita. La qualità del gioco peggiorava gradualmente. Si decise di interrompere il match per salvaguardare tutti. I match dell’epoca sovietica, tra la fine della II guerra mondiale e gli anni ’80, si fermavano comunque alla 24ª partita oppure quando uno dei contendenti avesse vinto 6 partite. In caso di parità il titolo restava al campione uscente, fatto salvo il principio che lui (proprio in quanto era diventato in precedenza campione del mondo) aveva già dimostrato di averne la dignità. L’onere della prova spetta allo sfidante, il quale dimostra di essere degno del titolo proprio superando (non restandogli appaiato) il campione uscente. L’idea di Carlsen di aumentare il numero delle partite a tempo lungo a 16 o 18, sembra sensata. Vince chi supera la metà dei punti, in caso di parità il campione mantiene il suo titolo. Assegnare il titolo con playoff di partite rapid e blitz, che pur si basano sullo stesso regolamento di gioco di quelle a tempo lungo, non è convincente: le partite rapide sono in pratica un altro sport. Basti pensare alle corse dell’atletica leggera: i 100 metri piani e la maratona sempre quella cosa sono. Ma in una conta la rapidità, nell’altra la resistenza. In un’altra pagina di questo blog il giornalista Dario Mione ha proposto un sistema per assegnare il titolo con un metodo universale, ovvero pianificando nel match un certo numero di partite per ogni cadenza (lunga, rapid, blitz). Ha un suo senso. D’altra parte hanno senso anche il decathlon e il triathlon. Sono altri mondi.

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Autore

Guido Tedoldi

Nato nel 1965 nel milieu operaio della bassa Bergamasca. Ci sono stato fino ai 30 anni d’età, poi ho scelto di scrivere. Nel 2002 sono diventato giornalista iscritto all’Albo dei professionisti. Nel 2006 ho cominciato con i blog, che erano tra gli avamposti del futuro. Ci sono ancora. Venite.

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