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Con la conversione in legge del decreto milleproroghe del 2020 si è dato il via libera alla formazione delle cosiddette “comunità energetiche rinnovabili”, ovvero alla possibilità per cittadini, associazioni ed imprese commerciali, di installare impianti per la produzione di energia da fonte rinnovabile e di auto consumarla. Sono iniziative già molto diffuse in Europa, soprattutto in Danimarca e in Germania, ma che in Italia non avevano ancora un inquadramento legislativo coerente. Le associazioni ambientaliste hanno spinto con forza per arrivare a questa normativa che può dare un impulso decisivo alla crescita dell’energia rinnovabile italiana, purtroppo ancora troppo lenta: negli ultimi cinque anni la media di installazioni annue è di 459 MW di solare e 390 di eolico, un ritmo che ci porterebbe a raggiungere nel 2050 gli obiettivi fissati per il 2030 dal Piano energia e clima della Commissione Europea. Oggi il solare fotovoltaico rappresenta solo il 7,6% dei consumi elettrici nazionali e il fotovoltaico si attesta sul 6,2%.

Risulta perciò fondamentale saper cogliere l’opportunità offerta dalle comunità energetiche, e per questo abbiamo approfondito il tema con Gianluigi Piccinini, fondatore di RessSolar, uno dei pionieri della green economy bergamasca.

Cosa cambia in concreto con questo provvedimento? Dobbiamo esserne contenti dal punto di vista della sostenibilità?
“Il cambiamento è epocale, la nostra associazione se è battuta per molti anni nelle sedi opportune per ottenere ciò che oggi è una realtà. Oggi tutti possono autodeterminare il consumo ed il risparmio nella fornitura elettrica della propria abitazione, negozio o azienda PMI, producendola sul proprio tetto o sul lastrico solare del condominio, inoltre possono accedere alle maggiori produzioni degli impianti aderenti alla stessa comunità energetica e viceversa possono cedere agli altri componenti della comunità i loro esuberi di energia. Dal punto di vista ambientale è un ulteriore passo avanti verso la decarbonizzazione ed il minore inquinamento delle zone urbane in quanto si incrementa la capacità di produrre in loco energia elettrica pulita da fonti rinnovabili.”

La normativa nazionale nasce dalla direttiva europea Red II che punta alla condivisione dell’energia tra cittadini. Gli italiani sono pronti ad utilizzare questa novità o alla base non c’è ancora la giusta cultura?
“Come tutte le novità ed in particolare rivoluzionaria come questa, ci vorrà del tempo affinché ‘l’uomo della strada’ possa recepire l’importanza e l’opportunità, oggi siamo bersagliati quotidianamente da messaggi di novità che ci confondono e ci creano una psiche protettiva di non ascolto. La nostra RessSolar srl da sempre è all’avanguardia e diffonde il messaggio ambientale unitamente alle associazioni con cui collabora. Impegniamoci tutti per diffondere questo messaggio.”

Dal punto di vista delle imprese, questa può essere una buona opportunità per un rilancio economico?
“Le comunità energetiche rinnovabili sono accessibili e si possono costituire anche tra piccoli e medi commercianti e PMI in generale, ottenendo un maggiore peso di costo sull’acquisto dell’energia.”

Dal suo punto di vista cosa si sta muovendo sul territorio bergamasco?
“I territori provinciali, seppur importanti, evoluti ed attenti come la bergamasca, assumono le novità con un po’ di ritardo, a Bergamo arriveranno come sempre, i grandi gruppi oligopolistici che cercheranno di accaparrarsi il più possibile. Il nostro gruppo, il primo della bergamasca che opera da oltre 65 anni nel campo energetico, cerca sempre di anticipare i tempi e portare le novità a favore della popolazione, nel risparmio ed efficienza energetica e nel rispetto e cultura dell’ambiente.”

Riuscirà la Bergamasca a cogliere questa opportunità? E’ compito delle imprese, ma anche delle istituzioni locali crederci fino in fondo, e la sfida ha anche forti valenze sociali, perché le comunità energetiche possono creare aggregazione e sviluppo, magari incrociandosi con le opportunità offerte dall’ecobonus al 110%. L’approvazione della direttiva europea ha sbloccato lo sviluppo delle fonti rinnovabili nei condomini, nei distretti produttivi, nei terreni agricoli e ora, anche in Bergamasca, è possibile aprire una stagione come quella della “Covenant of Major” e del “Patto dei Sindaci” che, nel dialogo tra comunità e Unione Europea, ha rappresentato il più grande investimento pubblico sul risparmio energetico per il nostro territorio.


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