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La vita e la filosofia di Socrate rappresentano un momento fondamentale nella storia della filosofia e del pensiero occidentale. La sua eco è stata così profonda che taluni lo hanno paragonato a un Buddha o a un Cristo.

Non era bello ma …

Il suo aspetto era particolare, certamente non piacevole, e colpiva quelli che lo avvicinavano. Di Socrate non si poteva infatti dire che fosse bello, e ciò contrastava con l’ideale greco secondo il quale un’anima bella doveva stare in un corpo armonioso. Anche la personalità era particolare, aveva qualcosa di strano e inquietante, tanto che Platone la paragonava alla torpedine del mare che intorpidisce chi la tocca. Il suo fascino intellettuale era così forte che non lasciava indifferenti coloro che ebbero la fortuna di stargli vicino.

La cosa più assurda di un intellettuale così importante, quella che lascia incredulo chiunque, è che Socrate non scrisse nessun opera, nulla del suo pensiero ci è pervenuto per iscritto. E questo ha rappresentato forse il più grande paradosso della storia della filosofia greca. Quasi tutto quello che sappiamo di lui lo conosciamo grazie agli scritti di Platone, nei quali la figura di Socrate è spesso presente.

Ma quale fu il motivo per il quale Socrate non scrisse nulla?

Certamente non fu un fatto casuale, la conseguenza di una pigrizia o l’incapacità nel farlo. Se egli non lo fece è perché la ricerca filosofica, per come la intendeva e la praticava, non era opportuno fosse tradotta per iscritto, semplicemente non lo reputava un buon metodo di insegnamento. Per lui il filosofare era un confronto,  comunicazione,  scambio di idee, un esame incessante di sé e degli altri. Lo scritto può rendere conoscibile una dottrina, non stimolare la ricerca.

La rinuncia alla scrittura fu, in sostanza, una scelta assolutamente voluta e consapevole di Socrate. Nel mito di Theuth, contenuto nel Fedro, Platone rende omaggio alla scelta del suo maestro affermando con assoluta convinzione, la superiorità dell’attività filosofica esercitata nella forma orale su quella praticata in forma scritta. Vale davvero la pena di riportarne qui il riassunto: Siamo nell’antico Egitto. Theuth, uomo di grande intelligenza, grande oratore e inventore, presenta al Faraone alcune delle sue ultime invenzioni, nuove tecniche che a suo dire contribuiranno a migliorare l’uomo. La più importante delle quali, quella su cui verterà quasi tutta la discussione, è l’invenzione dell’alfabeto. Theuth introduce l’invenzione dell’alfabeto come qualcosa di rivoluzionario, una tecnica capace di apportare un contributo mai visto prima alla diffusione del sapere. L’alfabeto è paragonato a un farmaco, una medicina grazie alla quale si potrà senza alcuno sforzo ricordare e immagazzinare le cose e le nozioni.

La comodità dell’alfabeto

Ma l’invenzione di Theuth non incontra nel re il favore atteso. Quello presentato come un farmaco, un rimedio quasi indispensabile per l’uomo che vuole elevarsi, costituisce per il faraone un veleno capace di ammalare i giovani, i quali, grazie all’alfabeto, anziché continuare a stimolare la memoria e il ragionamento, si affideranno a una forma di sapere già confezionata e pronta ad essere immagazzinata. E, anche se crederanno di sapere più di prima solo perché potranno grazie ad esso immagazzinare una quantità di dati, nozioni e informazioni altrimenti impossibili, in realtà non conosceranno mai realmente nulla. La comodità dell’alfabeto, infatti, ha un prezzo inaccettabile; perché, un metodo di apprendimento nel quale non ci si espone, non ci si mette mai in gioco, dove non sono ammessi confronti, dove non viene stimolata la ricerca autonoma della verità perché la conoscenza viene consegnata già pronta e uguale per tutti, non eleva l’uomo ma lo impoverisce, lo rende molle, incapace di ragionare e di cercarsi da solo le risposte.

Il dialogo del Theuth è un’apologia, una manifestazione di devozione senza ripensamenti che Platone compie nei confronti dell’oralità; una dimostrazione di fiducia incondizionata nel confronto e nel dialogo contro la scrittura che, a parere del filosofo, è incapace di evolversi e di elevare l’uomo, di offrire alcun concreto contributo nel percorso di ricerca della verità.

STORIA DELLA FILOSOFIA. TUTTE LE LEZIONI PUBBLICATE

Lezione 1: Le origini della filosofia in Grecia. La scuola ionica
Lezione 2: Eraclito, filosofo del Panta rei
Lezione 3: Pitagora, non solo filosofo ma taumaturgo e astronomo
Lezione 4: Parmenide e le vittime dell’illusione dei sensi
Lezioni 5: I paradossi di Zenone. Vi dicono qualcosa Achille e la tartaruga?
Lezione 6: Anassagora e i semi originari della materia
Lezione 7: Empedocle e le quattro radici: fuoco, aria, terra e acqua
Lezione 8: Democrito, padre della fisica
Lezione 9: La sofistica. Come si monetizzava nell’antichità con la filosofia
Lezione 10: Protagora. L’uomo è misura di tutte le cose
Lezioni 11: La filosofia di Gorgia su essere, conoscenza e comunicabilità
Lezione 12: La tragedia greca con i quasi filosofi Eschilo, Sofocle ed Euripide
Lezioni 13: Eschilo, padre della tragedia greca
Lezione 14: Sofocle e l’innovazione della tragedia greca
Lezione 15: Nella tragedia greca di Euripide stranieri e servi entrano in scena
Lezione 16: La filosofia di Socrate così spaventosa per politici e potenti

Fonte immagine di copertina: Depositphotos

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Autore

Enrico Valente

Enrico Valente è nato a Torino nel 1978 dove si laurea in giurisprudenza nel 2004. Da oltre vent'anni si dedica allo studio e alla ricerca filosofica e da alcuni anni affianca la passione per la scrittura alla traduzione di saggi e romanzi. Con ”L'arte di cambiare, da bisogno a desiderio dell'altro” la sua opera di esordio, vince nel 2021 il primo premio al Concorso nazionale di filosofia ”Le figure del pensiero”, nello stesso anno riceve per la medesima opera la menzione d'onore al Premio di arti letterarie metropoli di Torino e arriva finalista al concorso di Città di Castello. Attualmente è impegnato alla preparazione di una collana intitolata ”Incontri filosofici” dedicata ai grandi protagonisti della filosofia che sta ricevendo un notevole riscontro da parte del pubblico ed è in corso di traduzione all'estero. Il suo primo numero “Il mio primo Platone” è arrivato finalista al concorso nazionale di filosofia di Certaldo (FI) 2022.

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