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Sebbene il grande interprete e continuatore di Socrate fu Platone nacquero dopo la sua morte delle scuole che portarono avanti, sebbene talvolta con importanti cambiamenti, il pensiero del maestro. I suoi scolari fondarono la scuola megarica, quella cinica, e quella cirenaica.

LA SCUOLA MEGARICA

La scuola megarica fiorì nel quarto secolo avanti Cristo, i suoi fondatori furono Euclide di Megara e Stilpone di Megara, entrambi allievi di Socrate. Si diceva che i filosofi della scuola venissero chiamati in un primo tempo megarici, poi eristi e poi dialettici, ma probabilmente tali nomi si riferiscono a divisioni all’interno della scuola, che era tutt’altro che unitaria.

Alla base del pensiero della scuola c’era la divisione tra il mondo sensibile e il mondo delle idee, il primo soggetto al divenire, il secondo stabile ed eterno. La vicinanza a Platone (anche lui incentrò la sua filosofia sulla stessa contrapposizione) è tuttavia solo apparente. Stilpone infatti criticò Platone e il suo intento di spiegare le cose sensibili attraverso le idee e il mondo intelligibile.

Una peculiarità del pensiero di Stilpone fu la negazione della molteplicità dei predicati attribuibili allo stesso soggetto. Ad esempio non si può dire il cavallo corre perché il cavallo è una cosa, il correre è un’altra. Ma oltre a negare la molteplicità Stilpone negò anche la possibilità. Non si può dire che una cosa potrebbe succedere oppure no, tutto succede necessariamente. Per cui tutto ciò che è accaduto doveva necessariamente accadere, mentre tutto ciò che non è accaduto non era possibile che accadesse.

Euclide parlò anche del bene e lo identificò con l’Essere di cui parla Parmenide. Saggezza, intelletto, Dio, non sono che diversi modi per chiamare il bene e l’essere.

Abbiamo detto che i megarici si divisero in rami indipendenti. Uno di questi, costituito dalla scuola dialettica, fondata da Dionigi di Calcedonia, modificò le celebri aporie di Zenone di Elea (quello del paradosso di Achille e la tartaruga e della freccia che non si muove mai) per negare il movimento delle cose. Inoltre affermava che si può solo parlare dell’essere attuale e non di ciò che sta fuori dallo spazio o dal tempo presente. Dire che si può affermare solo ciò che realmente succede contrasta l’idea di Aristotele che considerava il possibile un modo del reale.

LA SCUOLA CINICA

Intorno all’origine della parola cinico ci sono teorie differenti. C’è chi afferma che derivi dal Cinosarge edificio ateniese che fu la prima sede della scuola, oppure dalla parola cane che era il soprannome di Diogene, l’esponente più importante della scuola. I cinici, del resto, praticavano una vita estremamente modesta, randagia, disinteressata alle passioni e fedele solo ai valori morali.

L’interesse della scuola fu prevalentemente etico. I cinici attribuirono un nuovo significato alla parola virtù che identificarono con uno stile di vita secondo natura, l’ideale era la totale indipendenza dal mondo esterno ottenuta tenendo sotto controllo le passioni e i propri moti interiori.

La tesi fondamentale di questa scuola è che il fine della vita sia la felicità, a nulla invece servono gli agi materiali e le comodità. In merito Diogene Laerzio scrisse numerose satire e diatribe contro la dissolutezza sessuale e la corruzione dei costumi dei greci del suo tempo.

La scuola cinica proponeva diversi modi per raggiungere la felicità e la libertà, essi possono essere schematizzati nei seguenti concetti:

  • Il cinismo si oppone alle grandi illusioni dell’umanità, come il potere, il denaro, la fama, la gloria;
  • Il cinismo è ricerca della felicità, è vivere in armonia con la natura, lontano dal clamore e dalla folla;
  • Lo scopo della vita è raggiungere l’Eudaimonia (bene = felicità) e la lucidità mentale per liberarsi dall’ignoranza;
  • L’Eudaimonia è basata sull’autarchia, la virtù, l’amore per gli esseri umani, la paressia e l’impassibilità nei confronti delle vicessitudini della vita;
  • La felicità e la lucidità mentale possono essere ottenute tramite l’ascesi, che consente all’individuo di liberarsi dalle passioni, dalla fame di gloria e potere;
  • Il coraggio e la mancanza di vergogna nel disprezzare la società nei suoi vizi e nel malcostume.

LA SCUOLA CIRENAICA

La scuola cirenaica fu fondata da Aristippo da Cirene, città greca del nord Africa. Aristippo giunse ad Atene in giovane età e divenne discepolo di Socrate. Dopo la morte del maestro si trasferì presso la corte di Dionisio I di Siracusa, dove restò per un certo periodo.

L’ indirizzo filosofico della scuola fu variegato e non univoco, tanto che ad un certo punto la scuola si frammentò in diverse fazioni.

In opposizione ai cinici, i cirenaici credevano che il fine supremo dell’esistenza fosse il piacere, pertanto facevano dell’edonismo il loro stile di vita. Per loro i piaceri più forti erano quelli fisici, quelli mentali erano considerati secondari. Se il piacere costituiva il bene supremo, al contrario, il dolore era visto come il male assoluto. La virtù, che per Socrate era di fondamentale importanza, per i cirenaici non consisteva in nulla di rilevante.

Per i cirenaici l’unico piacere che conta è quello presente, quello passato e quello futuro non hanno per loro alcuna valenza effettiva. Il piacere momentaneo, preferibilmente fisico, è quindi l’unico bene per gli uomini. 

Secondo i cirenaici l’uomo non deve essere tuttavia schiavo del piacere, deve godere della vita e pertanto deve provare piacere, ma sempre potendolo controllare e gestire, solo in questo modo diventa saggio. Chi non riesce a controllare il desiderio vivrà sempre nel dolore e nella infelicità. Ciò richiede giudizio nel valutare i veri piaceri della vita. Per questo la vita che portavano avanti i cirenaici non era smodata, ma regolata e sobria. Perciò Aristippo diceva: “Posseggo ma non sono posseduto” per indicare l’equilibrio e la libertà che il suo stile di vita gli consentiva.

STORIA DELLA FILOSOFIA. TUTTE LE LEZIONI PUBBLICATE

Lezione 1: Le origini della filosofia in Grecia. La scuola ionica
Lezione 2: Eraclito, filosofo del Panta rei
Lezione 3: Pitagora, non solo filosofo ma taumaturgo e astronomo
Lezione 4: Parmenide e le vittime dell’illusione dei sensi
Lezioni 5: I paradossi di Zenone. Vi dicono qualcosa Achille e la tartaruga?
Lezione 6: Anassagora e i semi originari della materia
Lezione 7: Empedocle e le quattro radici: fuoco, aria, terra e acqua
Lezione 8: Democrito, padre della fisica
Lezione 9: La sofistica. Come si monetizzava nell’antichità con la filosofia
Lezione 10: Protagora. L’uomo è misura di tutte le cose
Lezioni 11: La filosofia di Gorgia su essere, conoscenza e comunicabilità
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Lezioni 13: Eschilo, padre della tragedia greca
Lezione 14: Sofocle e l’innovazione della tragedia greca
Lezione 15: Nella tragedia greca di Euripide stranieri e servi entrano in scena
Lezione 16: La filosofia di Socrate così spaventosa per politici e potenti
Lezione 17: Socrate e il rifiuto di filosofare per iscritto
Lezione 18: Socrate. Le affinità con i Sofisti e con Platone
Lezione 19: Antropocentrismo filosofico di Socrate
Lezione 20: Socrate e la consapevolezza della propria ignoranza
Lezione 21: Ironia come metodo
Lezione 22: La maieutica di Socrate per un genuino punto di vista sulle cose
Lezione 23: Il tì èsti di Socrate (che cos’è?) e la nascita della parola concetto
Lezione 24: Il significato della virtù per Socrate, non dono ma conquista
Lezione 25: La scienza del bene e del male e l’arte del saper vivere
Lezione 26: La religione in Socrate

Fonte immagine di copertina: Depositphotos

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Autore

Enrico Valente

Enrico Valente è nato a Torino nel 1978 dove si laurea in giurisprudenza nel 2004. Da oltre vent'anni si dedica allo studio e alla ricerca filosofica e da alcuni anni affianca la passione per la scrittura alla traduzione di saggi e romanzi. Con ”L'arte di cambiare, da bisogno a desiderio dell'altro” la sua opera di esordio, vince nel 2021 il primo premio al Concorso nazionale di filosofia ”Le figure del pensiero”, nello stesso anno riceve per la medesima opera la menzione d'onore al Premio di arti letterarie metropoli di Torino e arriva finalista al concorso di Città di Castello. Attualmente è impegnato alla preparazione di una collana intitolata ”Incontri filosofici” dedicata ai grandi protagonisti della filosofia che sta ricevendo un notevole riscontro da parte del pubblico ed è in corso di traduzione all'estero. Il suo primo numero “Il mio primo Platone” è arrivato finalista al concorso nazionale di filosofia di Certaldo (FI) 2022.

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