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I primi dialoghi di Platone sono quelli che più risentono dell’insegnamento di Socrate. In essi il filosofo di Atene è impegnato in una continua ricerca e richiesta di definizioni. Le domande riguardano temi come l’amicizia, il coraggio, la temperanza, l’insegnabilità della virtù e la giustizia.

L’Apologia di Socrate

Nell’Apologia di Socrate l’autore descrive la verità storica del processo che ha portato Socrate, il suo grande maestro, alla condanna a morte. L’imputazione è sia di non aver riconosciuto come dei quelli tradizionali e di aver introdotto nuove divinità, sia di aver corrotto i giovani. Di fronte a tale accusa il filosofo avrebbe potuto lasciare la città o almeno tentare di difendersi. Ma non volle, giustificandosi che non avrebbe rinunciato per nessun motivo al suo scopo educativo nei confronti degli ateniesi. L’opera che Platone dedica al maestro è, oltre che una descrizione del processo e del rifiuto di Socrate di sottrarsi alla condanna, un’esaltazione del compito sociale che si era proposto. Il messaggio che l’autore ha voluto trasmettere è, fondamentalmente, che una vita senza ricerca filosofica non merita di essere vissuta.

Critone

Nel Critone, dialogo strettamente collegato all’Apologia, viene presentato Socrate di fronte al terribile dilemma che consisteva nell’obbligata scelta se accettare la morte per il rispetto che l’uomo giusto deve al suo paese e alle sue leggi, oppure, assecondando le incitazioni dei suoi amici e dei suoi cari, fuggire dal carcere, smentendo però in questo modo la sostanza dei suoi insegnamenti. La ricerca viene in questo dialogo elevata a missione irrinunciabile per l’uomo che ha deciso di dedicarvi la sua vita.

I dialoghi minori che anticipano le opere più mature di questa prima fase del suo pensiero anticipano e preparano i dialoghi del Protagora e del Gorgia.

Il tema centrale è la virtù. Secondo Platone la virtù è una sola: la scienza. Tutte le altre virtù descritte nei dialoghi, come la santità, il coraggio, la saggezza, non sono indipendenti, ma sono tra loro correlate e trovano nella scienza la loro ragion d’essere. Se infatti le virtù fossero tutte autonome, queste tenderebbero a realizzare valori diversi e quindi anche conflittuali. Invece è compito della scienza quello di dare ordine alle virtù, di armonizzarle e condurle a sé.

Nel Protagora Platone nega ogni possibile valore educativo nell’insegnamento sofistico. La virtù di cui parla Protagora non è scienza, ma semplici abilità acquisite per esperienza. Un patrimonio privato, quindi, che non può essere insegnato. La scienza invece, ci insegna Platone, può appartenere a chiunque e per questo è insegnabile, è trasmissibile.

Eutidemo

L’Eutidemo è il dialogo della critica di Platone all’eristica, l’arte di confutare con le parole tutto ciò che si dice, vero o falso che sia. Nel dialogo gli interlocutori si divertono a dimostrare che tutto può essere vero e falso allo stesso tempo. Prima si dice che solo l’ignorante può apprendere e, subito dopo, invece, che apprende solo il sapiente. Per questo per gli eristi non è possibile incappare in errore in quanto qualsiasi cosa si dica può essere vera. A questa convinzione si oppone fermamente Platone, che, per bocca di Socrate (in tutti i dialoghi il pensiero di Platone prende forma nelle parole di Socrate), afferma invece che in questo caso non ci sarebbe nulla da insegnare e nulla da apprendere. Solo la sapienza può essere insegnata e lo si può fare attraverso la ricerca filosofica: l’unica scienza che, oltre a produrre conoscenza, porta l’uomo alla felicità, a stare bene e a vivere in armonia con la società e con se stesso.

Gorgia

Nel Gorgia il tema centrale è la retorica, ossia la tecnica verbale della persuasione che consente ad avvocati e a politici di ottenere successo nella loro professione. Se Gorgia la difende, per Socrate, al contrario, è da condannare perché essa non ha un oggetto proprio ma permette di parlare di tutto, e perché consente di persuadere solo le anime più semplici, quelle prive di spirito critico e carenti di raziocinio. La retorica non è insomma una virtù, non è diretta alla ricerca del giusto, ma una pratica adulatoria che dà solo l’apparenza della giustizia e della verità. Se possiamo affermare che la retorica possa essere utile a difendersi contro le ingiuste accuse, e altrettanto vero che è un vantaggio solo apparente, incapace di garantire duratura felicità. Perché, dice Platone, per l’uomo il vero male non è nel ricevere un’ingiustizia ma nel commetterla. E soprattutto, dopo averla posta in essere, nel sottrarsi alla pena, per il motivo che toglie all’anima la possibilità di purificarsi, di liberarsi dalla colpa espiandola.

Il tema della giustizia

In tema di giustizia, lo vedremo, la visione dei sofisti è radicalmente opposta a quella di Platone. La retorica, infatti, è indifferente alla giustizia come valore etico. Per i sofisti anzi è solo una convenzione umana che non trova riscontro nelle leggi della natura dove vince il più forte. E il più forte non si preoccupa della giustizia, anzi la definisce attorno a sé. Contro questo insulso immoralismo, Platone afferma che lo spirito prevaricatore non è capace di rendere veramente felici, ma, nel passare da un piacere all’altro insaziabilmente, è simile a una botte bucata che non riesce mai a riempirsi. Se per Platone il piacere deriva dalle virtù, dal pensare il giusto e dal filosofare attorno alla verità, il piacere cercato dai sofisti proviene dalla soddisfazione di un bisogno insaziabile e doloroso di dominio.

STORIA DELLA FILOSOFIA. TUTTE LE LEZIONI PUBBLICATE

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Lezione 10: Protagora. L’uomo è misura di tutte le cose
Lezioni 11: La filosofia di Gorgia su essere, conoscenza e comunicabilità
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Lezioni 13: Eschilo, padre della tragedia greca
Lezione 14: Sofocle e l’innovazione della tragedia greca
Lezione 15: Nella tragedia greca di Euripide stranieri e servi entrano in scena
Lezione 16: La filosofia di Socrate così spaventosa per politici e potenti
Lezione 17: Socrate e il rifiuto di filosofare per iscritto
Lezione 18: Socrate. Le affinità con i Sofisti e con Platone
Lezione 19: Antropocentrismo filosofico di Socrate
Lezione 20: Socrate e la consapevolezza della propria ignoranza
Lezione 21: Ironia come metodo
Lezione 22: La maieutica di Socrate per un genuino punto di vista sulle cose
Lezione 23: Il tì èsti di Socrate (che cos’è?) e la nascita della parola concetto
Lezione 24: Il significato della virtù per Socrate, non dono ma conquista
Lezione 25: La scienza del bene e del male e l’arte del saper vivere
Lezione 26: La religione in Socrate
Lezione 27: Le scuole socratiche: megarica, cinica e cirenaica
Lezione 28: Introduzione alla filosofia di Platone
Lezione 29: La vita di Platone, filosofo e lottatore

Fonte immagine di copertina: Depositphotos

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Autore

Enrico Valente

Enrico Valente è nato a Torino nel 1978 dove si laurea in giurisprudenza nel 2004. Da oltre vent'anni si dedica allo studio e alla ricerca filosofica e da alcuni anni affianca la passione per la scrittura alla traduzione di saggi e romanzi. Con ”L'arte di cambiare, da bisogno a desiderio dell'altro” la sua opera di esordio, vince nel 2021 il primo premio al Concorso nazionale di filosofia ”Le figure del pensiero”, nello stesso anno riceve per la medesima opera la menzione d'onore al Premio di arti letterarie metropoli di Torino e arriva finalista al concorso di Città di Castello. Attualmente è impegnato alla preparazione di una collana intitolata ”Incontri filosofici” dedicata ai grandi protagonisti della filosofia che sta ricevendo un notevole riscontro da parte del pubblico ed è in corso di traduzione all'estero. Il suo primo numero “Il mio primo Platone” è arrivato finalista al concorso nazionale di filosofia di Certaldo (FI) 2022.

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