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Le fonti sulla vita di Confucio sono scarse. Gli annali ufficiali e altre fonti storiche del tardo periodo delle primavere e degli autunni menzionano raramente il suo nome perché durante la sua esistenza non ha mai assunto un ruolo politico di rilevanza. In effetti, di vita politica ne fece davvero poca, dal momento che la maggior parte della sua esistenza l’ha passata a prepararsi per una tale carriera, oppure in esilio.

La mancanza di informazioni ufficiali ha spinto gli studiosi a compiere ricerche e studi accurati. Sfortunatamente, tali indagini spesso hanno portato soltanto a fantasiose congetture, come nel racconto di uno scrittore del III secolo a.C. in cui Confucio veniva descritto come un drago che nuotava nell’acqua torbida ma beveva dal limpido. Nella storia dell’antica Cina, ci sono stati molti di questo tipo di scrittori e la fonte a cui si rivolgevano per trovare ispirazione erano i Dialoghi.

I Dialoghi (Analects) è l’opera più strettamente associata a Confucio e quella che ha avuto un’influenza maggiore sulla filosofia e la cultura cinese, oltre che sulla politica e l’educazione. Sono annotazioni prese dalla sua vita raccolte in 20 sezioni e 499 capitoli, ognuno dei quali presenta una singola idea o insegnamento. Contengono descrizioni del suo carattere, aneddoti della sua vita in esilio o a casa, a Lu; frammenti di conversazioni che ebbe con i suoi discepoli e altre persone che conosceva; commenti da lui pronunciati, spesso in assenza di un contesto. Confucio ha enfatizzato l’importanza della riforma morale individuale e la necessità di promuovere l’armonia e la stabilità all’interno della società.

Gli Analects, oltre ad aver gettato le basi del confucianesimo, hanno avuto un’influenza significativa sulla cultura cinese, i cui principi sono ancora oggi fondamentali per molte persone in Cina e in altre parti del mondo.

I Dialoghi devono essere spiegati per poter essere compresi. Senza l’ausilio di commenti, quest’opera — peraltro non strutturata— può rivelarsi fuorviante o scoraggiante per alcuni studiosi. Ciononostante, attraverso una lettura attenta e paziente, è possibile cogliere  lampi del genio di Confucio e prove della sua umanità.

I Dialoghi hanno probabilmente forma nel primo secolo dopo la morte di Confucio grazie al contributo di alcuni discepoli più giovani che hanno fatto ripetute modifiche prima che il testo si stabilizzasse nella sua forma attuale. Il ritrovamento del testo originario avvenne solo nel 1973, quando gli archeologi aprirono la tomba del principe di Zhongshan, un parente dell’imperatore Han Wudi. La tomba, che risale al primo secolo a.C., è stata scoperta nella provincia di Hebei a circa 100 miglia a sud di Pechino. I Dialoghi, scritti su strisce di bambù, erano inclusi tra i corredi funerari che accompagnavano il principe nell’aldilà.

Una seconda opera centrale nello studio di Confucio e del suo pensiero è lo Zuo Zhuan. Il testo è diviso in tre parti principali: le annali dei ducati, le annali dei signori feudali e le annali dei regni combattenti. Tale fonte costituisce uno dei commentari più antichi delle cronache storiche cinesi e contiene una raccolta di saggi, discorsi e annali che descrivono gli avvenimenti politici e sociali dell’epoca.

Il Zuo Zhuan è anche un resoconto filosofico e morale delle esperienze storiche in cui il pensiero confuciano occupa un posto importante. Il testo raccomanda la virtù come base per il governo e la leadership e analizza i comportamenti dei personaggi storici con l’obiettivo di determinare quali valori e azioni portino a una società stabile e prospera. Il Zuo Zhuan è considerato un testo fondamentale della cultura cinese, in particolare per la sua influenza sul pensiero confuciano. Ancora oggi, viene studiato dagli accademici e dai filosofi cinesi.

Confucio non professò mai di essere un pensatore originale. Diceva: “Trasmetto ma non innovo. Amo l’antichità e ho fede in essa” (Analects, 7:1).

La terza fonte più importante dove attingere informazioni sulla vita di Confucio è una lunga biografia scritta nel I secolo a.C. da Sima Qian, lo storico più illustre della antica Cina. Anche se gli studiosi successivi non considerarono credibili tutti i suoi resoconti e si accorsero di criticità nel sua descrizione dei viaggi di Confucio, la biografia costituisce un testo ricco di informazione ed un documento storico di grande importanza. Nonostante i suoi difetti rappresenta il primo tentativo di mettere insieme i frammenti degli Analects e le storie su Confucio che erano circolate attraverso le opere di storici e filosofi nei 300 anni dalla sua morte.

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Autore

Enrico Valente

Enrico Valente è nato a Torino nel 1978 dove si laurea in giurisprudenza nel 2004. Da oltre vent'anni si dedica allo studio e alla ricerca filosofica e da alcuni anni affianca la passione per la scrittura alla traduzione di saggi e romanzi. Con ”L'arte di cambiare, da bisogno a desiderio dell'altro” la sua opera di esordio, vince nel 2021 il primo premio al Concorso nazionale di filosofia ”Le figure del pensiero”, nello stesso anno riceve per la medesima opera la menzione d'onore al Premio di arti letterarie metropoli di Torino e arriva finalista al concorso di Città di Castello. Attualmente è impegnato alla preparazione di una collana intitolata ”Incontri filosofici” dedicata ai grandi protagonisti della filosofia che sta ricevendo un notevole riscontro da parte del pubblico ed è in corso di traduzione all'estero. Il suo primo numero “Il mio primo Platone” è arrivato finalista al concorso nazionale di filosofia di Certaldo (FI) 2022.

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