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Non esiste altro procedimento, se non il metodo dialettico, che sull’essenza di ogni cosa possa metodicamente determinare quel che ciascuna è in sé e per sé. Le scienze, invece, a carattere tecnico, non si preoccupano che delle opinioni e delle passioni umane, oppure si sviluppano solo in virtù della produzione e della fabbricazione, o per conservare le cose che la natura o l’arte producono (Repubblica, 533b)

Il concetto della dialettica è già stato accennato parlando dello Stato e di come deve essere strutturato al suo interno in vista del bene comune. Ma vediamo in questa sede di rappresentarlo secondo quella che è la corretta accezione platonica.

Abbiamo detto che la filosofia di Platone è una filosofia della verticalità perché permette, utilizzando un’immagine, di rappresentare la realtà attraverso una piramide al vertice della quale si trova l’idea del Bene, a un livello intermedio le altre idee (la giustizia, l’onestà, la lealtà, ad es.) e, infine, alla base, le opinioni e il mondo sensibile. Qualunque idea, per essere ammessa nello Stato, deve guardare in alto, al bene, quindi a quella che rappresenta l’idea fondamentale.

Le idee, insomma, non sono entità indipendenti e sufficienti a loro stesse; se così fosse la realtà sarebbe un caos che non renderebbe possibile fare discorsi razionali ma solo proposizioni opinabili. Deve esistere un tessuto, una rete di connessioni fra quelli che sono i rapporti possibili.

Platone chiama “dialettica” la scienza suprema delle idee, quella che consente di stabilire la mappa di queste relazioni, i criteri di connessione, e i principi in base ai quali viene assegnato ad ogni idea il suo corretto posto nel discorso del tutto.

L’intento di Platone è evidente: quello di assicurare la presenza di criteri oggettivi nel linguaggio. Se, infatti, le idee fossero indipendenti l’una dalle altre queste non avrebbero un posto preciso nel tutto e finirebbero per oltrepassare i propri confini rendendo impossibile un dialogo efficace e razionale. E allora tutto sarebbe vero e allo stesso tempo opinabile, tutto giusto e sbagliato e così via. Per questo, per non scadere nel relativismo, bisogna assegnare alle cose e alle parole un posto corretto e una direzione unica: quella del Bene, del Giusto e del Vero.

Insomma, è solo grazie al procedimento dialettico che è possibile, in ogni campo e quale ne sia il contenuto, di determinare il corretto modo di pensare, di costituire un discorso orientato al vero e far sì che ogni scienza o tecnica possa essere ammessa nello Stato. La dialettica, quindi, pur non avendo in sé un contenuto, assicura che i concetti ne abbiano uno evitando la confusione tra di essi e l’incertezza del discorso.

Ogni discorso deve stare insieme come un vivente; deve cioè essere provvisto di un suo proprio corpo, si da non esser privo né di testa né di piedi, ma fornito di una parte media e di due estreme, scritte in modo da essere in armonia tra loro e col complesso (Fedro, 264c)

Abbiamo detto finora a cosa serve il metodo dialettico e perché è necessario. E’ il momento adesso di entrare nel merito della dialettica per capire esattamente in che cosa consista.

Il metodo dialettico è una operazione mentale che avviene in due momenti: il momento della synagoghè e quello della diàiresis (o dicotomia) ossia il momento della divisione e quello della composizione. Con il primo si determina e si definisce un’idea partendo dal molteplice, col secondo si divide l’idea nelle sue varie articolazioni interne sino a giungere ad un’idea indivisibile.

Un esempio aiuterà il lettore a comprenderne i contenuti. Se io penso a una qualunque cosa, mettiamo a una “giraffa” e dovessi definirne il significato usando il metodo dialettico procederei rispondendo a delle domande che consistono nell’escludere ciò che la giraffa non è. Quindi allo scopo di definire il mio concetto, potrei chiedermi, innanzitutto, se la giraffa è un’entità materiale o immateriale. E allora risponderei con sicurezza che è la prima, ossia che appartiene a quella parte di realtà che è concreta, tangibile. Ma fermandoci qui non otterrei nulla, la realtà materiale non si identifica nella giraffa ma comprende un’infinità di altre cose. Per questo, continuando a servirmi di domande e poi di risposte affermative o negative, dovrò cercare man mano di restringere il più possibile il contenuto dell’idea dalla quale sono partito scomponendola in idee sempre più ristrette e più vicine a quella che possa definire correttamente il mio concetto. Allora dopo aver affermato che la giraffa è qualcosa di materiale potrei chiedermi se è un’entità materiale naturale oppure se è artificiale, se quindi è un prodotto della natura o della tecnica umana. La risposta corretta è ovviamente che la giraffa è un prodotto materiale, naturale. E ancora, la giraffa è un’entità materiale, naturale, organica o non organica (es. un minerale)? La risposta corretta è la prima: la giraffa è un’entità materiale, naturale e organica. E poi, fermandoci qui per non prolungarci, essendo un’entità concreta, naturale e organica, potremmo ancora chiederci se appartiene alla specie vegetale o animale. E così via.

Come si può vedere, attraverso un percorso binario di esclusione del non vero siamo riusciti ad avvicinarci all’idea che si voleva definire in partenza (se avessimo voluto continuare attraverso la tecnica dialettica, allo scopo di definire quanto più possibile il nostro concetto, saremmo potuti giungere a una definizione ancora più dettagliata, come potrebbe essere ad esempio: la giraffa è un’entità materiale, naturale, organica, appartenente alla specie animale, mammifera, erbivora, ecc). La dialettica è quindi un metodo d’indagine che ci permette di conoscere una certa idea trovando la caratteristica specifica che distingue quel dato concetto da tutti gli altri. E’ una tecnica che si basa su due operazioni mentali fondamentali: la sintesi e l’analisi, ossia l’unificazione e la divisione. Unificazione perché per definire un’idea dobbiamo partire dal concetto più grande e unificante (noi siamo partiti dall’idea del materiale e dell’immateriale) e divisione perché si dovrà procedere analiticamente scomponendo i concetti ottenuti in due o più concetti maggiormente specifici per assegnare alla nostra idea un contenuto quanto più possibile specifico.

Di due tra le cose dette (…) non sarebbe sgradito poter cogliere tecnicamente il significato (…). Ricondurre con una visione d’insieme ciò che è sparso in più luoghi a un’unica idea, affinché, definendo ciascun elemento, si renda sempre evidente di che si vuole trattare; come or ora, nel caso dell’amore, per il fatto che è stato definito, bene o male che fosse, il discorso ha potuto raggiungere nell’espressione la chiarezza e la coerenza con se stesso (…). Inversamente la seconda specie consiste nel potere selezionare ciascuna idea secondo le articolazioni naturali, senza spezzare nessuna parte alla maniera del cattivo cuoco. I due discorsi di poc’anzi riducevano ad una sola forma comune gli aspetti di pazzia, ma, come per natura le membra di un corpo solo, doppie e di uguale nome, sono chiamate di destra e di sinistra, così dopo che entrambi i discorsi avevano considerato in noi una forma di pazzia, unica per natura, uno di essi, tagliandone il lato di sinistra e di nuovo sezionando questo, non si è fermato se non quando, individuata una specie sinistra di amore, la ha biasimata e ben a ragione: l’altro guidandoci verso il lato destro del delirio, scoprendo una specie divina d’amore che porta il medesimo nome della prima e ponendola in evidenza, l’ha esaltata come la causa dei beni più grandi di noi (…). Io sono innamorato di queste cose, delle divisioni e delle composizioni, per diventare capace di parlare e di pensare. E, se ritengo altri capaci di assurgere a un’unità che per sua natura sia anche l’uno nei molti, gli tengo dietro seguendo la sua traccia come quella di un Dio. E ancora quelli che possono fare ciò, Dio sa se parlo bene o male, li ho chiamati fin qui dialettici (Fedro, 265d – 266c)

Tutto ciò ci fa capire come il mondo delle idee, lo ribadiamo, non sia formato da entità indipendenti, autonome e irrelate, ma sulle relazioni fra idee. Sul legame tra i concetti. E la dialettica consiste proprio nello stabilire i criteri di queste relazioni. Platone è il padre del linguaggio occidentale.

STORIA DELLA FILOSOFIA. TUTTE LE LEZIONI PUBBLICATE

Lezione 1: Le origini della filosofia in Grecia. La scuola ionica
Lezione 2: Eraclito, filosofo del Panta rei
Lezione 3: Pitagora, non solo filosofo ma taumaturgo e astronomo
Lezione 4: Parmenide e le vittime dell’illusione dei sensi
Lezioni 5: I paradossi di Zenone. Vi dicono qualcosa Achille e la tartaruga?
Lezione 6: Anassagora e i semi originari della materia
Lezione 7: Empedocle e le quattro radici: fuoco, aria, terra e acqua
Lezione 8: Democrito, padre della fisica
Lezione 9: La sofistica. Come si monetizzava nell’antichità con la filosofia
Lezione 10: Protagora. L’uomo è misura di tutte le cose
Lezioni 11: La filosofia di Gorgia su essere, conoscenza e comunicabilità
Lezione 12: La tragedia greca con i quasi filosofi Eschilo, Sofocle ed Euripide
Lezioni 13: Eschilo, padre della tragedia greca
Lezione 14: Sofocle e l’innovazione della tragedia greca
Lezione 15: Nella tragedia greca di Euripide stranieri e servi entrano in scena
Lezione 16: La filosofia di Socrate così spaventosa per politici e potenti
Lezione 17: Socrate e il rifiuto di filosofare per iscritto
Lezione 18: Socrate. Le affinità con i Sofisti e con Platone
Lezione 19: Antropocentrismo filosofico di Socrate
Lezione 20: Socrate e la consapevolezza della propria ignoranza
Lezione 21: Ironia come metodo
Lezione 22: La maieutica di Socrate per un genuino punto di vista sulle cose
Lezione 23: Il tì èsti di Socrate (che cos’è?) e la nascita della parola concetto
Lezione 24: Il significato della virtù per Socrate, non dono ma conquista
Lezione 25: La scienza del bene e del male e l’arte del saper vivere
Lezione 26: La religione in Socrate
Lezione 27: Le scuole socratiche: megarica, cinica e cirenaica
Lezione 28: Introduzione alla filosofia di Platone
Lezione 29: La vita di Platone, filosofo e lottatore
Lezione 30: I primi dialoghi di Platone e l’influenza di Socrate
Lezione 31: L’Iperuranio e il concetto di idea in Platone
Lezione 32: Platone. Il rapporto tra il mondo sensibile e il mondo delle idee
Lezione 33: La teoria della reminiscenza di Platone
Lezione 34: Platone e l’immortalità dell’anima
Lezione 35: Verità e opinione per Platone
Lezioni 36: Platone. Le passioni, ostacolo alla verità
Lezione 37: Il mito della biga alata di Platone. La distinzione tra anima e corpo
Lezione 38: Il mito della caverna di Platone. Cosa fare per diventare filosofo
Lezione 39: Platone e il mito dell’androgino raccontato nel Simposio
Lezione 40: Platone e il mito del demiurgo introdotto nel Timeo
Lezione 41: Platone. Il mito di Prometeo
Lezione 42: Platone il mito di Theuth e del suo comodo alfabeto
Lezione 43: Saper ragionare bene. Bello e giustizia in Platone/
Lezione 44: Lo Stato giusto secondo Platone
Lezione 45: Le tre classi dello Stato nella Repubblica di Platone
Lezione 46: Il comunismo platonico e la ricerca della felicità
Lezione 47: Platone e i segreti sull’educazione dei governanti
Lezione 48: Le degenerazioni dello Stato secondo Platone
Lezione 49: Il pensiero di Platone sulla scienza e l’arte imitativa
Lezione 50: Platone. La retorica a servizio della dialettica

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Autore

Enrico Valente

Enrico Valente è nato a Torino nel 1978 dove si laurea in giurisprudenza nel 2004. Da oltre vent'anni si dedica allo studio e alla ricerca filosofica e da alcuni anni affianca la passione per la scrittura alla traduzione di saggi e romanzi. Con ”L'arte di cambiare, da bisogno a desiderio dell'altro” la sua opera di esordio, vince nel 2021 il primo premio al Concorso nazionale di filosofia ”Le figure del pensiero”, nello stesso anno riceve per la medesima opera la menzione d'onore al Premio di arti letterarie metropoli di Torino e arriva finalista al concorso di Città di Castello. Attualmente è impegnato alla preparazione di una collana intitolata ”Incontri filosofici” dedicata ai grandi protagonisti della filosofia che sta ricevendo un notevole riscontro da parte del pubblico ed è in corso di traduzione all'estero. Il suo primo numero “Il mio primo Platone” è arrivato finalista al concorso nazionale di filosofia di Certaldo (FI) 2022.

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